Lo spazio urbano nella città del futuro


Data 21/ settembre 2019
Il mondo cambia rapidamente e gli aspetti economici e sociali che stiamo vivendo e che si modificheranno nei prossimi anni richiedono ulteriori attenzioni e sensibilità per poter fare una corretta pianificazione.

La mobilità sostenibile che libera le città dalle macchine e fa viaggiare meglio e più velocemente e la tecnologia che immaginiamo per avere città più semplici e facili da vivere deve tener conto della società contemporanea e di quello che le persone cercano o di cui hanno bisogno. Le città sono sempre più abitate e richiedono quindi sempre più energia per funzionare, lo spazio pubblico da luogo di parcheggio, strada o timide piazze e parchi può assumere nuovi connotati che lo avvicini ad essere vissuto come il salotto buono della casa, con aree attrezzate e conviviali che stimolino le persone a uscire dal proprio domicilio per incontrarsi e scambiare opinioni e idee oltre a quelle condivise o postate con i normali sistemi di comunicazione digitale.

La città resta immersa dal verde e deve essere sempre più accessibile e sicura perché nel prossimo futuro crescerà il numero delle persone anziane con la loro maturità e fragilità.

Per capire meglio cosa potrà accadere agli spazi pubblici del futuro ho deciso di fare alcune domande a Bernhard Winkler, proprietario di euroform w con sede a Campo Tures (BZ), un'azienda tra le più impegnate nel settore arredo urbano e che da oltre 50 anni realizza dei prodotti attenti all'ambiente e al contesto urbano internazionale.

Incontrai Bernhard diversi anni fa per lavoro e la cosa che mi colpì di lui dopo sensibilità, preparazione e onestà fu che prima di iniziare a parlare mi chiese se volevo una delle mele che aveva in una fruttiera sopra la sua scrivania.

Fu un gesto che ancora oggi ricordo con piacere, da allora ogni tanto riusciamo a trovare il modo per discutere e ragionare sui cambiamenti che avvengono nella società e nelle città.

Perché un imprenditore inizia a produrre arredi urbani?

Ormai quasi 60 anni fa mio zio (Prof. Arch. Bernhard Winkler) e mio papà (Karl Winkler) avevano l’idea di iniziare a produrre panchine e cestelli portarifiuti – erano i primi passi anche del turismo. Nella nostra zona, in Trentino, non c’era niente in giro su cui sedersi o gettare le immondizie. Semplicemente si notava la necessità di prodotti di questo tipo – un’esigenza che era valida anche per le città tedesche, soprattutto perché già all’epoca erano molto attente alla tematica del cosiddetto arredo urbano.

Cosa è cambiato per voi oggi rispetto a 60 anni fa?

Negli ultimi sessant’anni è cambiato tanto e anche in maniera notevole – ormai siamo già da parecchio nell’era digitale che da un certo punto di vista non è neanche male e porta anche dei vantaggi. Risparmio di tempo, era uno dei punti cruciali, velocizzare il tutto per poi avere più tempo – questa la teoria. In pratica noto proprio l’opposto – la maggior parte della gente che ormai ha uno smartphone è presa proprio da questo oggetto che ti lega completamente – vengono mandati addirittura i messaggi WhatsApp all’amico che sta accanto invece di dialogare – è diventato più importante lo smartphone che l’amico.

Questa solo una notazione che io, che sono di un’altra generazione vedo con chiarezza. La massa di dati che ti vengono “buttati” ogni giorno e poi il fatto di separare quello utile, che proprio ti serve, dall’inutile ti porta via un sacco di tempo.

A parte tutto questo, bisogna dire che dal punto di vista economico e di opportunità di vivere bene, stiamo meglio in confronto a 60 anni fa, ma nello stesso tempo dal punto di vista dei valori fondamentali abbiamo perso parecchio e chiaramente ne soffre la società e il modo con cui si sta assieme e si creano relazioni e convivenza. Si sente fortemente la necessità e l'esigenza di recuperare i valori dell'onestà, rispetto, trasparenza, solidarietà, per nominarne solo alcuni che io considero la base. Questa esigenza di riordino e recupero dei valori fondamentali si evidenzia soprattutto nel mondo del business.

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>> Autore dell'articolo: Jari Franceschetto


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